

Nascosta tra le pieghe più autentiche delle Dolomiti bellunesi, la Val Comelico si svela come un tesoro discreto e prezioso. Circondata da un anfiteatro di vette mozzafiato, tra cui il Monte Popera, la Croda Rossa, Cima Undici, i Brentoni e il Monte Peralba, questa valle conserva l’anima più pura della montagna. È un luogo dove la natura si manifesta in tutta la sua potenza e delicatezza: boschi fittissimi di abeti, prati a perdita d’occhio, malghe solitarie e una biodiversità sorprendente. Ma la Val Comelico è molto più di un paesaggio da cartolina: è un territorio vivo, dove la storia si intreccia alla cultura, dove i borghi custodiscono con fierezza il loro passato e dove le tradizioni si rinnovano con orgoglio.
Un ambiente naturale straordinario e protetto
Il paesaggio della Val Comelico è uno dei suoi più grandi protagonisti. Le vette dolomitiche che circondano la valle – riconosciute patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO – creano uno scenario imponente ma armonioso. Tra i gruppi montuosi più iconici si trovano il gruppo Popera con Cima Bagni, Cima Undici e la Croda Rossa, il Monte Aiarnola, la Cresta di confine con il Monte Cavallino e Cima Vallona. A questi si aggiungono le Tre Terze, il Monte Rinaldo, il gruppo dei Longerin, il Palombino e la cresta che chiude la Val Visdende, dominata dai monti Vancomun e Peralba. In questa cornice grandiosa si estendono boschi secolari e pascoli che conservano l’equilibrio di un ecosistema intatto, perfetto per chi desidera vivere la montagna nel suo significato più autentico.
Veduta della parte bassa della vallata
Un mondo di esperienze autentiche
La Val Comelico è un invito a esplorare, scoprire, respirare. Camminare lungo i sentieri delle Alte Vie, come il percorso “Dolomiti senza confini”, che attraversa creste e passi montani tra Italia e Austria, significa riscoprire il fascino antico del viaggio a piedi. Gli amanti dell’adrenalina trovano pane per i loro denti nelle vie ferrate della zona, in particolare nella Strada degli Alpini, che regala emozioni forti in scenari mozzafiato.
In sella a una mountain bike o a un’e-bike, è possibile percorrere l’intera valle lungo tracciati che attraversano malghe alpine e boschi secolari, come l’anello Dolomiti Trail. In inverno, la neve trasforma la valle in un paradiso per lo sci alpino e nordico, con oltre 150 itinerari per lo sci d’alpinismo e 54 km di piste per lo sci di fondo. Da non perdere anche l’emozione dello sleddog, la pesca sostenibile nei torrenti limpidi della valle, o una passeggiata a cavallo immersi nella quiete del bosco. E per chi desidera rigenerare corpo e spirito, la Val Comelico è anche luogo ideale per la silvoterapia, la meditazione e lo yoga nella natura.
La via dei fienili di Dosoledo di Comelico Superiore
I sapori della tradizione
Tra le esperienze sensoriali da vivere, quella gastronomica occupa un posto d’onore. I casunziei, ravioli tipici preparati con farina tenera e patate, sono il piatto simbolo della cucina locale. Ogni paese conserva ricette proprie e varianti di ripieno, ma il gusto è sempre fedele alla semplicità e alla genuinità della tradizione.
I borghi della Val Comelico: cuore vivo del territorio
La vera anima della Val Comelico si ritrova nei suoi borghi, autentici scrigni di storia, architettura e cultura. Tra questi spicca il Comune di Comelico Superiore, situato sul lembo settentrionale della Provincia di Belluno, al confine con la Provincia Autonoma di Bolzano e l’Austria. Il comune è composto da quattro paesi principali – Padola, Dosoledo, Candide e Casamazzagno – e da tre pittoresche borgate: Sacco, Sega Digon e Sopalù, che completano armoniosamente il quadro paesaggistico e umano del territorio.
Candide è il nucleo più antico: già nel 1186 i feudatari del Cadore, i Conti da Camino, stipulavano l’atto di vendita del Monte Ombrio agli abitanti del borgo. Più volte colpito da incendi, Candide è sempre rinato sulla sua splendida posizione panoramica. Il cuore del paese è rappresentato dalla chiesa di Santa Maria Assunta, ricostruita nel XVIII secolo su progetto di Felice Del Fabbro. Accanto, sorge la chiesetta di Sant’Antonio Abate, realizzata nel XVI secolo da Mastro Nicolò Ruopel, “murador de Carnia”. Tra gli edifici più significativi, la severa Casa Gera del XVII secolo e la Casa Giacobbi, testimonianze dell’antica nobiltà locale.
Casamazzagno, situato sopra Candide sulle pendici del monte Spina, regala una vista panoramica mozzafiato. Sulla sommità del borgo si erge la chiesa di San Leonardo Vecchio, costruita nel 1545 da Ruopel. In località “Strapilu” si trovano suggestivi tabià in legno, uno dei quali risale al 1600. Al centro del paese, invece, si incontra la chiesa neoclassica di San Leonardo Nuovo (1870) e il Museo Etnografico allestito dal circolo culturale “La Stua”.
La Chiesa di San Leonardo a Casamazzagno
Dosoledo, più volte devastato dagli incendi, fu ricostruito tra il 1857 e il 1874 secondo piani di rifabbrico che prevedevano edifici in muratura, ma conserva ancora alcune splendide abitazioni lignee tipiche del Cadore. La planimetria a forma di scudo dell’abitato testimonia l’antica volontà di protezione. La chiesa dei SS. Rocco e Osvaldo, progettata dal Segusini, fu edificata nel 1844 e consacrata tre anni dopo; all’interno conserva affreschi di Giovanni De Min e opere del Brustolon. Al centro del borgo si erge il raffinato palazzo seicentesco Zandonella Dall’Aquila.
Padola è oggi la principale stazione sciistica della valle. Dopo un devastante incendio nel 1845, fu il primo paese del Cadore ad essere ricostruito integralmente secondo un moderno piano urbanistico che prevedeva un impianto a croce di S. Andrea. La chiesa di San Luca Evangelista domina la piazza centrale e conserva opere di Tomaso Da Rin e Cesare Vecellio. Nei dintorni si trovano la chiesetta della Madonna delle Grazie (1859), e quella di Sant’Anna (1699), lungo la strada per il Passo S. Antonio. Padola ospita anche il Museo della Cultura Alpina del Comelico, importante punto di riferimento culturale.
Padola di Comelico Superiore in inverno
Gli altri comuni che compongono la valle aggiungono altrettanta ricchezza al mosaico culturale e paesaggistico della Val Comelico, ognuno con la propria identità, i propri tesori da scoprire e una storia che affonda le radici nei secoli.
Danta di Cadore, situata a 1396 metri di altitudine, si trova in una posizione privilegiata, a metà tra il Cadore e il Comelico. Il suo territorio, esposto al sole e circondato da un ambiente naturale intatto, è un vero rifugio per chi cerca silenzio e autenticità. Nonostante sia diventata comune autonomo solo nel 1843, Danta ha origini molto antiche: il primo insediamento risale al VI secolo d.C., fondato da popolazioni provenienti dalla Pusteria in fuga dalle invasioni barbariche. Il toponimo è mutato più volte nel corso dei secoli da “Anananto” nel 952 a “Antla” e infine “Danta”. Il paese è oggi un luogo calmo e affascinante, con abitazioni tradizionali e un’atmosfera sospesa nel tempo. Il Museo Paleontologico “Le Radici della Vita”, nel centro del paese, conserva reperti fossili di grande valore scientifico, tra cui lo scheletro di uno dei dinosauri più antichi mai ritrovati. Dalla chiesetta di Santa Barbara, posta in posizione panoramica, si apre una vista straordinaria sulle Dolomiti e sulla valle. La chiesa parrocchiale dei SS. Rocco e Sebastiano custodisce una pala d’altare raffigurante la Madonna, attribuita da alcuni studiosi a Francesco Vecellio, fratello del celebre Tiziano. Poco fuori dal paese si trova la zona delle Torbiere, ambienti umidi di alta quota straordinariamente ricchi di biodiversità, che si possono esplorare con una passeggiata facile e panoramica adatta a tutta la famiglia.
Danta di Cadore
San Nicolò di Comelico si adagia a 1062 metri di quota, in una conca verde circondata dalle cime del gruppo Popera e del Monte Zovo. Le sue principali frazioni sono Campitello, Lacuna, Gera e Costa, e l’intero territorio conserva una forte identità religiosa e culturale. La chiesa parrocchiale, dedicata a San Nicolò Vescovo, risale al XII secolo e conserva al suo interno affreschi e opere d’arte di pregio. A Gera, centro di una nobile famiglia locale, si trova l’elegante Casa Vettori, con l’attigua chiesetta che custodisce le spoglie di Santa Giulia, dono del cardinale Costantino Patrizi alla baronessa Cecilia Colissis. Un luogo di profonda suggestione si trova in località Cappella Tamai, dove sorge la Chiesetta Caduti di Cima Vallona, costruita in memoria di tutti i soldati caduti per la difesa dei confini d’Italia.
Santo Stefano di Cadore è il cuore amministrativo e commerciale del Comelico. Sorge a 908 metri di altitudine, in una posizione strategica alla confluenza del torrente Padola con il fiume Piave. Oltre al capoluogo, il comune comprende le frazioni di Campolongo, Costalissoio e Casada, oltre ad alcune borgate minori. Storicamente legato al commercio del legname, è oggi anche una destinazione ideale per chi desidera coniugare natura, sport e cultura. La chiesa di Santo Stefano, di origine antichissima, ha subito numerosi interventi nel corso dei secoli che testimoniano l’evoluzione dell’arte sacra. Nelle frazioni si trovano altri luoghi di interesse: la chiesetta dei SS. Lorenzo e Osvaldo a Casada, la chiesa trecentesca dei SS. Giovanni e Filippo a Campolongo, ricostruita nel Settecento dall’architetto Segusini, e il Museo del Surrealismo Luigi Regianini a Costalissoio, piccolo centro posto in posizione panoramica. La vicinissima Val Visdende, vasta area pianeggiante al confine con l’Austria, è un santuario della natura, con boschi secolari ei celebri “abeti di risonanza”, preziosi per la costruzione di strumenti musicali. Altro luogo notevole di fascino è la Val Frison, ricca di bellezze naturali e di memorie storiche, tra cui i fortini della Grande Guerra.
Val Visdende
San Pietro di Cadore, infine, è il comune più orientale della valle, situato a 1038 metri e circondato dalle vette delle Tre Terze, del Monte Curie, del Monte Zovo e del Peralba. Le sue frazioni – Mare, Valle, Presenaio e Costalta – ne arricchiscono il patrimonio umano e paesaggistico. Un tempo chiamato “Colle” o “Oltreoterino” per la sua posizione al di là del fiume Piave, San Pietro conserva importanti tracce storiche. Il centro ospita il palazzo Poli – de Pol, mentre a Mare si erge la splendida Villa Poli – de Pol – Sammartini, considerata la Villa Veneta più a nord d’Italia. La chiesa gotica di San Pietro Apostolo, nel centro, riflette il tipico stile comelicense, mentre nella frazione di Presenaio si avverte una commistione di stili tra gotico e classicismo. Il borgo di Costalta è una gemma rara: interamente costruito in legno, decorato con sculture lignee di artigiani locali, ospita il Museo Etnografico Casa “Angiul Sai”, dove si respira il passato quotidiano di queste terre alte.
Costalta di San Pietro di Cadore
La Val Comelico è molto più di una semplice meta montana: è un luogo dell’anima, dove il tempo sembra rallentare per lasciare spazio all’essenziale. In ogni borgo si respira la memoria di una civiltà alpina antica e fiera, capace di tramandare saperi, tradizioni e stili di vita autentici. La natura domina incontrastata, ma accoglie con dolcezza chi sa ascoltarla. Che si tratti di percorrere un sentiero tra le Dolomiti, osservare le opere d’arte nascoste in una piccola chiesa, o semplicemente gustare i sapori della cucina locale in una sagra di paese, ogni esperienza in Val Comelico diventa un ritorno alle radici, un incontro intimo con l’essenza più pura delle montagne italiane. È una valle da vivere lentamente, con rispetto e meraviglia, per scoprirne l’autenticità profonda che la rende unica, riservata, ma indimenticabile.
In copertina foto con veduta di Comelico Superiore



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