Abbazia di Santa Maria della Ferraria

Situata alle pendici del Monte Castellone, a pochi chilometri da Vairano Patenora, l’Abbazia di Santa Maria della Ferraria – o Ferrara – è uno dei più significativi complessi monastici cistercensi del Mezzogiorno italiano. Fondata nel 1179 come filiazione dell’Abbazia di Fossanova (Lazio), secondo la linea spirituale di Clairvaux, fu la prima abbazia cistercense del Regno di Napoli, costruita a partire dal 1171 per volontà del conte Riccardo de Sangro.

Consacrata lo stesso anno della sua fondazione, l’abbazia fu un fulcro spirituale e culturale, tanto da accogliere figure illustri come Federico II di Svevia e papa Celestino V, allora ancora monaco. Si distinse anche per la particolare devozione allo Spirito Santo, ispirata dalle teorie mistiche di Gioacchino da Fiore, che proprio in questo luogo trovarono terreno fertile.

L’impianto originale si sviluppava attorno a un chiostro quadrangolare, con una chiesa a tre navate con presbiterio rettilineo, in seguito completato da un’abside semicircolare. Di particolare rilievo è la Cappella dello Spirito Santo, costruita a fine XIII secolo in memoria del nobile Malgerio Sorel, amico di Celestino V. Al suo interno è conservato l’unico affresco sopravvissuto: una lunetta con la Beata Vergine Maria, San Benedetto, San Bernardo di Chiaravalle e un gruppo di monaci, tra cui è riconoscibile proprio il futuro papa.

L’abbazia cadde in declino nel XIV secolo, culminando con la soppressione degli ordini religiosi da parte di Giuseppe Bonaparte nel 1807. Da allora, la struttura fu progressivamente abbandonata, trasformata in masseria, fino a ridursi allo stato di rudere. Oggi gran parte dell’abbazia versa in condizioni di degrado, invasa dalla vegetazione e soggetta a crolli strutturali. L’unica parte parzialmente recuperata è la cappella di Malgerio Sorel, oggetto di un recente restauro grazie all’intervento di privati e associazioni culturali.

Nonostante lo stato attuale, l’Abbazia di Santa Maria della Ferraria rappresenta una testimonianza di grande valore storico e culturale, dichiarata di interesse pubblico dal Ministero della Cultura. Il suo recupero potrebbe diventare simbolo di rinascita per il territorio al confine tra Campania e Lazio, custode di una delle più antiche esperienze monastiche del Sud Italia.

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